Gli Avvertimenti a mio figlio di Grazia Maria Riola, sono linee guida senza tempo, di una donna eccezionale, che ha diretto verso il figlio, Pasquale Stanislao Mancini, tutte le sue energie, la sua cultura, il suo amore, consentendogli di diventare un grande uomo. Presentato a Castel Baronia (AV), il manoscritto è raccolto dalle Edizioni Il Papavero
“Niun uomo visse senza disgrazie: Ne avrai tu pure nella tua vita, figlio mio (così non fosse!) e bramo che in quei momenti terribili tu governi più saggiamente il tuo spirito. Quando si riserba l’uomo di mostrare la grandezza d’animo, se non vuol mostrarla nelle sventure?”. Sono parole di una madre saggia, amorevole, colta e preoccupata di trasferire degli indirizzi di vita di alto profilo etico e morale a suo figlio, affinché nella vita sia equilibrato, generoso, semplice, solidale col prossimo, pronto a migliorarsi costantemente e attento ad arricchire l’animo, piuttosto che alle fatue ricchezze.
Grazia Maria Riola, (madre di colui che diverrà patriota, giureconsulto, politico, ministro) nasce nel 1790 a Montefusco (AV), da agiata e nobile famiglia (suo padre, oltre che un possidente, è un magistrato vice presidente della Corte criminale di Avellino) e studia prima presso un Monastero di San Giorgio del Sannio, dove apprende francese, musica, tecnica del ricamo, poi dai sedici anni, come autodidatta, perfezionando francese, canto e la bella letteratura, con l’approfondimento soprattutto dei classici, che le consentiranno la maturazione di una coscienza umanistica. Sposatasi a 26 anni (1816) con l’avvocato Francesco Saverio Mancini, uomo colto e di nobile famiglia, ma avanti negli anni, il 17 marzo 1817 presso la tenuta di Castel Baronia (AV) in cui si svolge la monotona vita coniugale, dà alla luce il suo unico figlio, Pasquale Stanislao Nunzio, che, da bambino precoce, apprenderà dalla madre il francese, la storia, la geografia, la matematica, le basi della musica e dal padre, il latino. Grazia Maria riesce a convincere il marito, che avrebbe voluto il figlio solo un gentiluomo di campagna, prima a lasciargli fare gli studi umanistici presso il seminario di Ariano Irpino, poi, visti gli eccellenti risultati ottenuti, al liceo del Salvatore di Napoli, seguito da vicino da uno zio materno, l’avvocato Giovanni Battista Riola, importante magistrato di idee liberali. È per Grazia Maria una nuova dolorosa separazione che sopporta per amore del figlio e in questo periodo scrive Avvertimenti a mio figlio. La vasta conoscenza di autori classici dell’antichità, come Seneca o Tacito, fino a quelli romantici e illuministi, sia italiani che stranieri, mediata dalla sua forte sensibilità e intelligenza, le consentiranno di elaborare una sintesi di valori, che gli trasmetterà sotto forma di consigli. Vere e proprie linee-guida su come impostare la sua vita, anzitutto nei principi morali ed etici, quindi in ambito privato e pubblico, che gli consegnerà nel 1835, allorquando a 18 anni, Pasquale Stanislao si laurea in giurisprudenza.
“Un durevole monumento del più caldo ed ineffabile amore materno”… ha definito gli avvertimenti il compianto Rocco Colicchio (presidente emerito di sezione della Corte dei conti, scomparso il 22 settembre 2022), nella prefazione postuma. “Scorrendoli, – seguendo le sue parole – si ha la sensazione che essi racchiudano misteriosamente un immenso apparato del sapere umano, un corpus culturale del mondo occidentale: dalla Bibbia ai contemporanei. Uno stile che rispecchia la personalità di Grazia Maria Riola-Mancini, ovvero un modello di vita vissuta all’insegna dell’umiltà, del riserbo e della modestia. Vivere significa esplorare con curiosità il diverso e trattare con esso, confrontarsi con chi diverge negli interessi, nei gusti, nelle aspirazioni, nei valori. Vivere, significa ancora evitare rotte di collisioni ideologiche e perseguire soluzioni partecipate e condivise per raggiungere con mitezza sintesi comuni e più elevate”. La vedova, Francesca Capicotto, oltre a ricordare l’amore di Rocco per l’Irpinia e la necessità di ridare vita ai paesi dell’hinterland attraverso una serie di iniziative, ha letto anche il saluto di Filippo Patroni Griffi, giudice della Corte costituzionale.
Carmine Famiglietti (già sindaco di Castel Baronia), autore della premessa al libro, ha sottolineato come, pur nascendo in un piccolo paese svantaggiato, si possa diventare personaggi di spicco e come le donne fin dai secoli scorsi nella comunità castellese rivestissero un ruolo, seppur non ancora di piena emancipazione, assai significativo nella gestione familiare e patrimoniale.
Pier Ernesto Irmici, fondatore e direttore della collana Orme della libertà, ha sottolineato la rilevanza della figura di Grazia Maria Riola, nella formazione della personalità di Pasquale Stanislao Mancini, intellettuale, politico, giurista e patriota del nostro Risorgimento. Si è fatto promotore dell’iniziativa di chiedere per Grazia Maria, donna colta, moderna, forte, amorevole, virtuosa, cattolica, ma non bigotta, l’intitolazione di una strada a Roma, invitando ad estendere la medesima iniziativa ai paesi irpini.
Michele Ciasullo, presidente dell’UPI (Università Popolare Irpinia), ha evidenziato le contraddizioni del contesto storico, socio-economico e politico in cui è maturata la personalità illuminata di Grazia Maria Riola e di suo figlio, con i fallimenti della borghesia e le aspettative riversate sui cambiamenti a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo e ancor più sul Risorgimento.
Don Antonio Mele (parroco di Castel Baronia), ha posto l’accento sul “sentimento” religioso di cui parla la protagonista riferendosi al ruolo della religione, mutuandolo prevalentemente dal Manzoni e dal Pellico, che descrive come “sublimi”. La donna esorta il figlio a leggere la Bibbia, beneficare e amare, promuovendo un senso di tolleranza e amore universale, al di là della specifica credenza e all’appartenenza a un preciso culto.
Martina Bruno, editrice Il Papavero, ha sottolineato l’importanza di far conoscere la figura di una donna d’altri tempi, ma lungimirante e ancor oggi attuale, soprattutto ai più giovani.
Hanno apportato il loro saluto: Felice Martone, sindaco di Castel Baronia ed Enzo Mazzeo presidente della Pro Loco Castellese, entrambi entusiasti di promuovere il convegno nella cittadina che diede i natali a Mancini, nonché Ermanno Salvatore, vice sindaco di Carife (AV).
In appendice al libro, le memorie originali di Grazia Sofia Costanza Mancini Pierantoni, nipote di Grazia Maria, che dopo aver raccolto il manoscritto dell’amata nonna, ne curò la prima pubblicazione. Floriana Mastandrea