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Blog di Floriana Mastandrea
GENDER GAP: COME USCIRNE?
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- Pubblicato Sabato, 06 Giugno 2015 10:37
- Scritto da Floriana Mastandrea
Dal mio intervento agli Stati Generali delle Donne della Campania - Napoli, 25 maggio 2015
L'Italia è tra i Paesi in cui la disparità uomo donna "è" più attenuata, secondo un recente rapporto Ocse, basato sull'indice Sigi (Social Institutions and Gender Index), su indicatori che vanno dalle norme giuridiche, all'accesso alle risorse. Su 160 nazioni osservate, il livello di disuguaglianza riscontrato da noi e in altri 15 Paesi, sia europei che non, è “very low”. Vuol dire che le donne possono “contare su misure che forniscono uguali diritti all'interno della famiglia e nell'accesso alle risorse, e che ne promuovono le libertà civili”. L'Italia sulla carta è promossa a pieni voti, essendo i dati dell’indagine sugli usi e costumi di un Paese, estrapolati attraverso le maglie del suo sistema legislativo. Non ci sarebbe traccia di discriminazioni nelle abitudini familiari o nelle opportunità offerte al genere femminile, anche nella partecipazione alla vita pubblica. Anzi il nostro Paese, è citato come esempio di best practice, per la promozione della leadership femminile. II paradosso è nella bassa presenza in politica delle donne, nonostante le quote rosa, sia nelle istituzioni nazionali che in quelle locali. Nel Parlamento italiano “siede poco più del 30% delle donne”, quota inferiore rispetto ai Paesi più avanzati. Una disomogeneità che si ripete nei consigli comunali e nelle giunte regionali. Fa eccezione la Campania, dove, grazie all’inserimento della doppia preferenza dal 2009, la presenza femminile nel consiglio regionale è aumentata del 20%. “Tranne rare eccezioni, non ci sono mai stati in Italia leader politici, né capi di Stato o presidenti del Consiglio donna”. Tra i Paesi Ocse che ci superano in questo campo: USA, Francia, Portogallo e Regno Unito, dove nella recente campagna elettorale, sono spiccate tre donne leader: Nicole Sturgeon, del Partito indipendentista scozzese, Natalie Bennet, dei Verdi, Leanne Wood, del Partito gallese. Sono tutte e tre di sinistra, poco più che quarantenni e si sono abbracciate sul palco al termine di un dibattito tra i leader di tutti i partiti. In Scozia, sono donne, i leader di tutti i partiti politici. Tornando all’Italia, secondo uno studio dell'Agenzia per i diritti umani, la violenza domestica è presente nel 19% delle relazioni di coppia: cifra probabilmente sottostimata, per “la vergogna delle donne nel riconoscere questo tipo di abusi. E che dire poi dei femminicidi in costante aumento? Un lungo capitolo a parte. Secondo lo studio sul Global Gender Gap del World Economic Forum, ci vorranno altri 81 anni per il raggiungimento dell'uguaglianza assoluta in occupazione e salari (per parità salariale siamo 129esimi). L'Italia risulta settima tra i Paesi con basse percentuali di discriminazione, mentre il Paese che tratta meglio le donne, è il Belgio, dove la violenza domestica e le molestie sessuali sono reati, combattuti con leggi che ne hanno aggravato le pene. A marzo, Strasburgo ha approvato la risoluzione Tarabella sulla parità uomo-donna, compresa la parte in cui si sottolinea che le donne devono avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, “segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto”, seppur con l’eccezione, che ogni nazione può gestirli in autonomia. Parafrasando Simone de Beauvoir: “la donna deve avere coscienza del suo posto nel mondo, coscienza delle proprie idee: una linea di vita, che poggia su ben altri valori che non la sessualità e l'amore stesso. Questi valori sono: coscienza intellettuale, cultura, ambizione”. Per il Times di Londra, se Hillary Clinton l’anno prossimo diventerà presidente degli Stati Uniti, i capi di governo donna nel mondo saranno 23, esigua minoranza se si considera che le nazioni sono 200, ma è un fenomeno in crescita. La donna può essere protagonista nel cambiare il mondo. È necessario anzitutto che abbia sufficiente autostima, un altro gap di genere, freno a qualsivoglia carriera. Mentre gli uomini attribuiscono il proprio successo a se stessi, le donne, a fattori esterni, come documentato da una ricerca in Inghilterra, che ha rilevato come il 50% delle donne manager non si senta all’altezza del proprio lavoro, contro il 30% degli uomini. La fiducia in sé è parte fondamentale del talento: credere in sé, è un attivatore necessario per trasformare i pensieri in azione. Le donne devono imparare a prendere di più la parola in pubblico, mettersi in gioco e agire anche in settori inesplorati, rischiosi, sapendo che dagli eventuali fallimenti si può uscire, e rafforzati; essere meno autocritiche e più assertive: l’assertività è il lato buono dell’aggressività; imparare a dire di no, ovvero non annullare i nostri tempi e i nostri spazi, in nome dell’empatia femminile; lavorare in gruppo, come ben sanno fare, senza entrare in competizione con altre donne; se capita di lavorare con colleghi più anziani, farne una palestra per la propria crescita; non temere di mostrarsi vulnerabili, ma dimostrarsi aperte ad apprendere. Scimmiottare, come si è fatto per decenni, i comportamenti maschili, rispecchia una scarsissima autostima femminile. È fondamentale imparare a “fare sorellanza”. Le donne sono più aperte alle influenze positive e pertanto possono diventare le protagoniste di un cambiamento che crei finalmente un’inversione di rotta, impiegando competenza, creatività, capacità di cura, per riportare etica e morale in politica e in ogni altro campo, per realizzare una società che ritrovi lo smarrito senso di umanità. È necessario creare un nuovo modo di vivere, sforzarsi di elaborare un proprio modello politico-culturale autonomo e alternativo, anche nel linguaggio, senza scimmiottare quello preesistente o prestarsi ad essere yes women del leader di turno. Occorre imparare a fare rete, al fine di diventare più forti e far sentire la propria voce sia in ambito nazionale che internazionale.
Fonti: web, Noi Donne, D la Repubblica, Il Mattino di Napoli.
Gabriele Greco e l' impegno contro la mafia
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- Pubblicato Martedì, 28 Aprile 2015 14:39
- Scritto da Floriana Mastandrea
Gabriele Greco, una scelta di vita, il mio impegno contro la mafia
Il 23 giugno del 1992 a Palermo, nella basilica di San Domenico, Borsellino tenne uno splendido discorso in memoria dell’amico Giovanni Falcone, le cui parole, rievocate oggi, hanno ancora un timbro umano inconfondibile. […] “…Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché non si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per Amore… la sua vita è stata un atto d’amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato. Perché se l’amore è essenzialmente dare, per lui e per coloro che gli sono stati accanto in questa meravigliosa avventura, amare Palermo e la sua gente, ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali, per rendere migliore questa città e la patria cui apparteniamo.” […] “Il coraggio non è la mancanza di patria, ma la consapevolezza che esiste qualcosa di più importante della paura stessa… Chi ha paura muore ogni giorno… chi non ha paura muore una volta sola”… È una delle significative letture del reading Io non ho paura, dedicato a Falcone, Borsellino, Impastato, Livatino, Chinnici, ai morti della strage di Portella delle Ginestre, al sindacalista Placido Rizzotto, al prefetto Dalla Chiesa, alle loro scorte, a Pippo Fava e al suo concetto etico di giornalismo, fatto di verità che impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, sollecita l’attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo, magistralmente scritto e diretto da Giambattista Assanti e interpretato con intensità da Gabriele Greco, accompagnato da alcuni studenti liceali e persone del pubblico. Perché, come ha precisato l’autore: “le storie raccontate non sono storie siciliane, ma storie di Italiani che hanno combattuto la mafia e difeso la democrazia in terra di Sicilia. Si tratta di giornalisti, sindacalisti, uomini politici, imprenditori, magistrati, poliziotti e sacerdoti. Ognuno con la sua storia”. Abbiamo incontrato Gabriele Greco a Venticano (AV), una delle tappe del reading itinerante. Un compito impegnativo quello che stai portando avanti soprattutto nelle scuole… Lo faccio volentieri perché ci credo e apprezzo molto il progetto di Giambattista. Ogni volta che leggo quei testi coinvolgenti e vedo come reagiscono i giovani, provo emozione. È importante che i ragazzi ascoltino la testimonianza di queste brutte pagine della nostra storia, perché è a scuola che si formano le coscienze, cosicché sappiano cos’è la legalità e che devono lottare con tutte le loro forze, per creare una società più giusta.
Da cosa deriva il tuo impegno nel sociale?
In primis dalla sensibilità: nella vita bisogna fare delle scelte, che possono essere futili o impegnative: io preferisco spendere il mio tempo dedicandolo a tematiche più profonde. In secondo luogo, dalla casualità, legata all’incontro di molti anni fa con Giambattista. Insieme a lui ho voluto toccare argomenti che fossero in grado di risvegliare le coscienze. È quello che è accaduto anche con l’interpretazione del personaggio di Capri 3, Andrea Concordia, che mi ha consentito di avvicinare associazioni con le quali sto portando avanti battaglie significative, come quella per la lotta alla sclerosi multipla. Faccio infatti parte dell’AISM, della quale sono stato anche testimonial insieme ad altri colleghi, con spot televisivi, e non mi tiro indietro nemmeno sulle questioni delle adozioni. Chi è nato più fortunato di altri, deve fare qualcosa per chi non ha nulla, soprattutto se si tratta di bambini poveri o abbandonati.
Un personaggio televisivo o del cinema, ha un forte potere di influenza sui più giovani…
È una responsabilità, si ha una voce in più e si deve tentare di usarla bene. Io cerco di dare voce alle problematiche, catapultare l’attenzione su questioni spinose e problematiche per creare intorno ad esse sensibilità. Dopo il reading, una ragazza di Venticano malata di sclerosi multipla, mi ha avvicinato dicendomi che mi ha seguito in Capri e mi ha ringraziato per quello che faccio attraverso l’associazione.
Hai fatto il cantante, l’attore di teatro, fiction e cinema e stai per esordire come regista…
È un progetto in verità in stand by, poiché sono stato assorbito dalle fiction che ho appena finito di girare. Mi piace buttarmi appieno nelle cose che faccio e sognare, anche nella musica: l’importante è arrivare alle persone, emozionarsi ed emozionare.
Non ti sono mancati periodi difficili: cosa diresti a un giovane che volesse intraprendere la carriera nello spettacolo?
A 20 anni nulla ti spaventa: io ho lasciato la Sicilia a 19 anni. Era una sfida, volevo farmi notare. A quell’età è difficile capire che stai condizionando la tua intera esistenza. Serve molta determinazione, non puoi permetterti di non riuscire, bisogna buttarsi, con la consapevolezza che certe scelte devono basarsi su una vocazione. Questo è un mestiere che ti porta sempre fuori, devi sentirti libero. Bisogna avere passione, ascoltare se stessi, non farsi ingannare dalla voglia di apparire o di diventare ricchi, ma formarsi, studiare, leggere, migliorarsi. Meglio se si hanno buoni maestri: io ho avuto la fortuna di conoscere registi come Giancarlo Cobelli, da poco scomparso, che mi ha insegnato molto sia sul profilo umano, sia su quello professionale.
Hai appena finito le riprese di Squadra antimafia 7: che ruolo interpreti?
Uscirà a settembre e incredibile, sarò il cattivo, che mi piace pensare, debba essere sconfitto! Mi piacerebbe in ogni modo, che il personaggio rimanesse: nell’immaginario il cattivo colpisce, è interessante, è, oserei dire, amato. La mia professione è piacevole perché consente di interpretare molti ruoli: in genere mi diverte interpretare personaggi molto diversi da me..
Con Giambattista Assanti porti avanti un altro impegnativo progetto su un partigiano e non solo
È un’anteprima esclusiva che forse non bisogna rivelare totalmente, anche perché è in fase di organizzazione: mi onorerebbe interpretare un personaggio che le nuove generazioni devono conoscere, perché ha dato tanto alla società, alla politica, all’Italia.
Breve biografia di Gabriele Greco Nasce a Messina l’11 ottobre del 1976. A cinque anni inizia a suonare la chitarra e il pianoforte, a dodici a scrivere musiche e testi. Consegue il diploma in teoria e solfeggio al Conservatorio di Messina per lo studio del pianoforte, poi studia da privatista, piano jazz, chitarra, tromba e percussioni. Nel 1995 inizia la carriera vincendo un provino ed entrando come auditore per la preparazione dello spettacolo teatrale, Nella giungla delle città, di B. Brecht. Dopo pochi mesi, il regista Giancarlo Cobelli lo scrittura per lo spettacolo, Un patriota per me, di J. Osborne. Tra il 1996 e il 1997 studia recitazione al Conservatorio Teatrale di Roma, diretto da G. Battista Diotiauti. Nel 1999 debutta su Canale 5 nella soap opera, Vivere, dove fino al 2008, anno della sua chiusura, interpreta il ruolo di Luca Canale. Nel 2004, dopo la formazione di un gruppo musicale insieme al fratello Massimo e l’amico Michele Ranieri, crea un'etichetta musicale indipendente, "Nuddu" (Nessuno) e pubblica due CD singoli:T.V.B., a scopo sociale, e Tutta la frutta per te. Nel 2008, il suo primo CD, Una sola parola, arrangiato dagli Arancia Sonora, gruppo storico di Mario Venuti. Nel 2007 è su Rai Uno nella miniserie tv, Ma chi l'avrebbe mai detto. Nel 2009, nella serie tv Butta la luna 2, ancora su Rai Uno, e la miniserie L'onore e il rispetto - Parte seconda, su Canale 5. Di nuovo su Rai Uno, con la miniserie Una sera d'ottobre, regia di Vittorio Sindoni, in cui è coprotagonista e nella famosa serie, Capri 3, dov’è protagonista, con B. Guaccero, L. Bosè, L. Buzzanca e M. Rigillo. Dopo alcune esperienze all'estero, nel 2012 rientra in Italia e gira per il cinema, Un'insolita vendemmia. Nel 2014 inizia a girare Squadra antimafia 7, per Canale 5. È testimonial dell’Associazione Amici dei bambini e dell’AISM.
FARE SINERGIA E PREMIARE IL TALENTO: ENTERPRISINGIRLS
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- Pubblicato Mercoledì, 15 Aprile 2015 14:45
- Scritto da Floriana Mastandrea
EnterprisinGirls: rete dell’eccellenza al femminile campana per premiare il talento
Incontro con Francesca Vitelli
Si occupa di mercato del lavoro e cultura di genere da oltre vent’ anni, dopo la laurea in scienze politiche. Già consulente della Camera di Commercio di Napoli per l’imprenditoria femminile, di associazioni di categoria ed enti di formazione e ricerca, progetta interventi e percorsi formativi per l’autoimprenditorialità e il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro. È autrice di pubblicazioni sulle donne e l’evoluzione del mercato del lavoro, il precariato femminile, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, l’evoluzione del ruolo femminile nell’economia e nella società. Il 25 maggio a Napoli modererà gli Stati Generali delle donne della Campania, verso il percorso degli Stati Generali delle Donne previsti a settembre all’Expo di Milano, a 20 anni dalla Conferenza di Pechino. Come nasce l’interesse per la cultura di genere? Anzitutto dall’indole, dalla passione, poi da un percorso formativo e di vita. Poco dopo la laurea fui selezionata da un’agenzia romana che organizzava corsi di formazione per cassintegrati nel Sud Italia: il mio primo compito fu sviluppare bilanci di competenza. Gli uomini che incontravo non avevano grosse difficoltà a raccontare cosa sapevano fare, mentre le donne, sembrava che sapessero fare poco o niente. Non esiste, invece, a mio avviso, un’economia maschile e una femminile, ma “solo” un diverso approccio al lavoro. Da allora sono passati molti anni, durante i quali mi sono appassionata, sempre più, alla differente interpretazione dei modelli economici da parte di uomini e donne. Quando e come nasce EnterprisinGirls? In una calda serata dell’ottobre 2014, a Napoli, con un gruppo di donne che ha condiviso un progetto partito da lontano. Due anni prima, considerando che il patrimonio di eccellenza delle imprenditrici napoletane e casertane era rimasto per troppo tempo nascosto, avevo cominciato a cercare donne con delle storie da raccontare: vita, economia, passioni, impegno associativo, aspirazioni, speranze, progetti, fallimenti, difficoltà. Ne sono emersi oltre 80 profili di una straordinaria galleria, raccolti in un libro, “Di lava e d’acciaio, storie di imprenditrici vulcaniche”, che uscirà ai primi di maggio. Si tratta di donne che lavorano in settori economici diversi, in realtà differenti, di età diverse, tutte accomunate dalla forte volontà di conoscersi e fare rete, fattore che ha gettato il seme di un network inteso come lo stare insieme per confrontarsi, crescere, creare sinergie e occasioni di lavoro. Bisogna ricordare che esiste un pezzo importante di economia sana, rappresentata dalle donne e che la Campania non è solo camorra e immondizia. La scorsa primavera un gruppo di loro mi chiese di stabilizzare la rete che avevo man mano costruito, creando un’associazione. Risposi che avevo bisogno di un po’ di tempo per sondare il mercato e individuare la formula giusta. Andai da Pina Amarelli (NdA: storico marchio liquirizia), donna poliedrica che è ben più di un’imprenditrice, e le chiesi cosa pensasse di un’associazione per promuovere il talento femminile, puntando su Indipendence, Empowerment e Relationship. Gradì l’idea e accettò la carica di Presidente onorario: non potevo chiedere di meglio! I progetti partirono prima della costituzione della stessa associazione, che racchiude la sua filosofia in tre parole: Indipendence, caratteristica comune delle donne che ne fanno parte e fulcro delle attività di sensibilizzazione; Empowerment, ovvero consapevolezza del proprio potenziale per il rafforzamento dell'identità; Relationship, ossia le relazioni interpersonali come leva di crescita. Tutto questo è EnterprisinGirls, il network d'eccellenza che riunisce imprenditrici, libere professioniste, donne impegnate nel terzo settore, associazioni. Le Egirls sono ragazze dai 20 agli 80 anni. Vederle lavorare insieme confrontandosi, è per me una grande soddisfazione: esperienza e freschezza, entusiasmo e passione, espresse attraverso le generazioni. Come opera concretamente? On line e off line. Nel primo caso attraverso la piattaforma ad accesso riservato del nostro sito www.enterprisingirls.it, nel secondo caso attraverso la costruzione delle relazioni.
LA TRATTATIVA A VALLATA
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- Pubblicato Martedì, 31 Marzo 2015 17:57
- Scritto da Floriana Mastandrea
Progetto legalità, seconda manifestazione
Cos'è la trattativa stato-mafia? Perché ci sono state le stragi mafiose? Quanto la mafia ha condizionato e condiziona tuttora la politica? Cosa poteva contenere l'agenda rossa di Borsellino? Può essere costruita una società su nuove basi? Sono solo alcuni degli argomenti trattati al convegno seguito alla proiezione de:#La trattativa di #Sabina Guzzanti, presso l'Istituto di Istruzione Superiore Enrico Fermi di Vallata (AV). Circa 200 gli studenti del triennio presenti che hanno partecipato con interesse, commentando il film. Una società migliore è possibile: sta ad ognuno seguire i propri progetti impegnandosi per raggiungere gli obiettivi partendo da valori etici sani, impegnandosi con lo studio ed evitando di cedere ai compromessi. La mafia comincia dalla mentalità omertosa, è nel clientelismo, nell'accettazione passiva dell'ingiustizia, nel cercare scorciatoie, nel voto ai politici corrotti e senza ideali, nella mancanza di senso civico e di partecipazione. All'incontro, curato dal regista #Giambattista Assanti, hanno partecipato, oltre alla sottoscritta, che ha interagito con gli studenti, il D.S., prof.Sabato Centrella, il prof. Francesco Paone, referente F.S. Area Tre, il prof. Rocco Pignatiello.
SCARPEDIEM storie di scarpe straordinarie
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- Pubblicato Mercoledì, 25 Marzo 2015 18:58
- Scritto da Floriana Mastandrea
SCARPEDIEM
storie di scarpe straordinarie “Ross non l’aveva mai sentito, né tantomeno immaginava che anche lei, la super platinata, indossasse come lui solo scarpe italiane, pensò che era un vero peccato che se ne fosse andata prima di avere l’opportunità di conoscersi, chissà quali altre affinità c’erano tra loro!” Da: Il giallo delle scarpe di Marilyn Sette racconti che ruotano intorno alle scarpe: originali, accattivanti, realizzati con descrizione dettagliata di personaggi e scenari, con una scrittura quasi cinematografica, come efficacemente la definisce Renzo Arbore nella prefazione, al punto da far immergere il lettore fino a immaginarli, fino quasi a viverli. Pino Ammendola, noto volto televisivo, attore, doppiatore, scrittore, regista e autore di cinema e teatro, viaggiatore per indole, romano acquisito, rimasto napoletano nell’anima e nella nostalgia per la sua città, della sua origine ha trasposto nei racconti la migliore creatività, il gusto per la cucina che si spinge fino alla sperimentazione, la fantasia colta. Le sue storie insolite si cimentano con l’oggetto feticistico delle scarpe, rappresentative della personalità di una donna, e, una più intrigante dell’atra, si leggono con fluida voracità. Arricchite da insospettati colpi di scena, sono un escamotage per conoscere meglio luoghi, persone, aneddoti, riferimenti storici, il suo stesso vissuto, poiché come l’autore ammette, ogni storia si rifà a un viaggio, a un ritaglio di memoria, a un’esperienza vissuta, ispiratrice di un racconto. Calzature speciali, è in ordine cronologico, il primo racconto, a cui legata una significativa tappa che lo vede spezzare, ancora molto giovane, le catene della “negritudine autoriale” (radiofonica e televisiva), dopo che il suo committente gliel’aveva rifiutato, contestandogli, “lui un altro uomo, che le donne non ragionavano a quel modo”. Invece Stefania Casini qualche anno più tardi, l’avrebbe letto con entusiasmo e pubblicato su una rivista femminile che dirigeva. Dopo la storia di Elsa e dei suoi magici stivali rossi, l’autore ritrae le sue muse in un contesto partenopeo sensuale e misterioso, come un calzolaio creativo, inventore di stivali a mezza coscia abbottonati con stringhe elastiche, coturni da dea greca, tacchi in metallo cromato o sandali capresi, per non parlare della collezione delle preziose scarpe delle dive. Percorsi immaginari che hanno il merito di commuovere o far sorridere, evocare nel lettore maschio o femmina, la propria “segreta” passione per le scarpe, evidenziando nel contempo un fenomeno di costume, molto più psicanalitico di quanto sembri. Storie di scarpe in cui le piccole “macchine” per il nostro viaggio quotidiano, diventano la chiave per leggere trame nascoste, per avvertire vibrazioni impalpabili, quasi magici grimaldelli per aprire porte segrete e scoprire le orme lasciate dalla vita.
Floriana Mastandrea
PINO AMMENDOLA
SCARPEDIEM storie di scarpe straordinarie Teke editori pag. 258 €14
Nato a Napoli nel ’51, Pino Ammendola, nel ‘65 si è avvicinato al mondo dello spettacolo, debuttando con Dino Risi in Operazione San Gennaro, con Totò. Nel ’75 si è laureato con lode in Giurisprudenza, con una tesi sulla poesia licenziosa dei giuristi napoletani del ‘700. Ha lavorato con i più grandi nomi italiani del teatro e del cinema (da Randone a Lavia, da Fellini a Tornatore). Ha all’attivo oltre 20 commedie come autore e nel 2011 è stato insignito del premio, Roma è arte, per il teatro.
EMANCIPAZIONE FEMMINILE DAL RISORGIMENTO A OGGI
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- Pubblicato Sabato, 21 Marzo 2015 21:01
- Scritto da Floriana Mastandrea
Presso il liceo Ruggero II, già istituto Bruno-Dorso, donne di diverse professioni, hanno portato la loro testimonianza alle studentesse, esortandole a credere nei loro sogni e studiare con impegno per raggiungerli, ricordando come sia stato lungo e faticoso il percorso, non ancora compiuto, dell’emancipazione.
Oggi la donna gode dell’eguaglianza giuridica e può accedere a tutte le professioni, ma in passato era un accessorio del capofamiglia, padre o marito. Nel Codice di Famiglia del 1865 le donne non potevano esercitare la tutela sui figli, né essere ammesse ai pubblici uffici. Se sposate e lavoratrici, non potevano gestire i propri soldi, perché spettava al marito. Era necessaria l’autorizzazione maritale per donare, alienare beni immobili, ipotecarli, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, così come per ottenere la separazione legale. L’articolo 486 del Codice Penale prevedeva per la donna adultera, una pena detentiva da tre mesi a due anni, mentre puniva il marito, solo in caso di concubinato. Nel periodo Risorgimentale, il dibattito sui diritti delle donne, si limitò a ribadirne la soggezione e, nel Diritto di famiglia dell’Italia unita, le donne vennero escluse dal godimento dei diritti politici. Nel 1866 la contessa di Belgioioso, patriota e letterata, scriveva: “quelle poche voci femminili che si innalzano chiedendo dagli uomini il riconoscimento della loro uguaglianza formale, hanno più avversa la maggior parte delle donne che degli uomini stessi. [...] Le donne che ambiscono a un nuovo ordine di cose, debbono armarsi di pazienza e abnegazione, contentarsi di preparare il suolo, seminarlo, ma non pretendere di raccoglierne le messi”. Infatti, la Camera dei Deputati del Regno d’Italia respinse la proposta dell’on. Morelli volta a concedere alle donne tutti i diritti riconosciuti ai cittadini. Tra fine ‘800 e primi del ‘900, il lavoro femminile difficilmente veniva riconosciuto e lo stipendio delle lavoratrici era poco più della metà di quello dei lavoratori maschi. La legge sul lavoro femminile del 1902, se da un lato concedeva quattro settimane di riposo non pagato alle puerpere, dall’altro vietava l’impiego di lavoratrici in alcuni lavori ritenuti “pericolosi”, incompatibili con le attitudini femminili (attivazione di macchine, trattamenti di polveri e materiali che richiedevano una manipolazione complessa, etc.). Lo Stato tendeva così a favorire il rientro delle donne, in quella che riteneva la loro sede naturale: la casa. A Roma, intanto, nel 1897, era nata l’Associazione nazionale per la donna; a Milano, nel 1899, l’Unione femminile nazionale, seguita nel 1903 dal Consiglio nazionale delle donne italiane. Nel 1881 Anna Maria Mozzoni, prima femminista e fondatrice della Lega promotrice degli interessi femminili, tenne un’accorata perorazione: “Se temeste che il suffragio alle donne spingesse a corsa vertiginosa il carro del progresso sulla via delle riforme sociali, calmatevi! Vi è chi provvede freni efficaci: vi è il Quirinale, il Vaticano, Montecitorio e Palazzo Madama, il pergamo e il confessionale, il catechismo nelle scuole e ... la democrazia opportunista!”. Difatti, tutti i progetti di legge per il voto, limitato peraltro solo ad alcune categorie di donne, venivano puntualmente bocciati. Sul fronte dell’istruzione, soltanto nel 1874 fu concesso alle donne l’accesso ai licei e alle università. Nel 1900, all’università risultavano iscritte 250 donne, 287 ai licei, 267 alle scuole di magistero superiore, 1.178 ai ginnasi e quasi 10.000 alle scuole professionali e commerciali. Quattordici anni dopo, le iscritte agli istituti di istruzione media saranno circa 100.000. Conseguire il titolo di studio però, non garantiva l’accesso alle professioni. Nel 1903 venne convocato il primo Consiglio nazionale delle donne italiane sui diritti sociali, economici, civili e politici. Negli anni seguenti nasceranno associazioni per i diritti civili e politici, come l’Alleanza Femminile e il Comitato nazionale pro suffragio e l’UDACI, Unione Donne di Azione Cattolica Italiana, che si batteva contro la laicizzazione della scuola e l’Unione nazionale delle donne socialiste, autrice di significative inchieste sul lavoro femminile. Nel 1906 la pedagogista Maria Montessori, si appellò alle donne italiane perché si iscrivessero alle liste elettorali. Un gruppo di studentesse affisse l’appello sui muri e molte tentarono di iscriversi: le Corti di Appello delle varie città respinsero le iscrizioni, tranne quella di Ancona, ma anche questa sentenza venne annullata dalla Corte di Cassazione. L’emancipazione, seppur con difficoltà, procedeva. Alcune donne riuscirono a entrare in ambiti fino ad allora preclusi: nel 1907 Ernestina Prola, fu la prima donna italiana ad ottenere la patente, nel 1908 Emma Strada si laureò in ingegneria, nel 1912 Teresa Labriola si iscrisse all’Albo degli Avvocati e, Argentina Altobelli e Carlotta Chierici, vennero elette al Consiglio Superiore del lavoro. Nel 1908 a Roma, in Campidoglio, inaugurato dalla Regina Elena, si tenne il primo Congresso delle Donne Italiane, in cui si auspicò una rigorosa applicazione dell’obbligo scolastico, la fondazione di casse di assistenza e previdenza per la maternità e la richiesta di poter esercitare gli uffici tutelari. Nel 1909 l’Alleanza pro-suffragio lanciò un Manifesto di protesta alla riapertura del Parlamento e nel 1910 chiese al Partito Socialista di pronunciarsi sulla questione del voto alle donne. Turati si pronunciò contro, ma la sua compagna, Anna Kuliscioff, gli rispose dalle pagine di "Critica Sociale", difendendo il suffragio femminile.
MONTEVERDE, IL BORGO PIù BELLO
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- Pubblicato Domenica, 15 Marzo 2015 20:36
- Scritto da Floriana Mastandrea